Giulio Ettore Erler
PITTORI
Giulio Ettore Erler (1876-1964) è stato un pittore italiano noto per la sua arte sacra e il suo ruolo di insegnante e promotore culturale tra Veneto e Milano. Nato a Oderzo in una famiglia sudtirolese, Erler crebbe in un ambiente culturale centroeuropeo che influenzò la sua arte.
Iniziò gli studi presso il Regio Istituto di Belle Arti di Venezia, dove fu allievo di artisti e in seguito si perfezionò alla Regia Accademia di Brera a Milano. In questo ambiente milanese, nonostante le difficoltà economiche, consolidò una visione artistica autonoma, ispirata ai maestri del passato e influenzata dallo stile simbolista e da elementi del Liberty.
La sua carriera espositiva iniziò presto, partecipando a mostre in diverse città italiane come Napoli, Firenze, Torino, e in centri internazionali come Parigi e Monaco di Baviera. Dal 1905 partecipò a numerose Biennali di Venezia fino al 1926, guadagnando apprezzamenti dalla critica e, in particolare, da Vittorio Pica. Esibì anche a Ca' Pesaro in varie edizioni, contribuendo alla scena dell'arte veneta dell’epoca.
Parallelamente alla sua attività artistica, Erler intraprese una carriera nell’insegnamento. Dopo aver ottenuto le qualifiche, lavorò come docente di Disegno e Figura alla Scuola d’Arti e Mestieri “Umanitaria” di Milano. Successivamente dal 1911 al 1933 insegnò presso l’Istituto Tecnico “Jacopo Riccati” di Treviso. Il suo approccio educativo era considerato innovativo e coinvolgente, ma non mancarono conflitti con le istituzioni scolastiche. Durante la Prima Guerra Mondiale, a causa delle vicende belliche, fu costretto a lasciare Treviso e fu nominato docente alla Scuola di Brera. Nonostante le vicissitudini, mantenne sempre una reputazione di insegnante attento e rigoroso, ma anche critico e indipendente, caratteristiche che lo portarono a scontrarsi con il regime fascista, di cui rifiutò l'adesione, compromettendo la sua carriera espositiva alla Biennale di Venezia.
Rientrato definitivamente a Treviso nel 1922, si stabilì presso Porta Cavour e continuò la sua attività artistica, con un particolare impegno nell'arte sacra. Decorò diverse chiese in provincia di Treviso e realizzò una delle sue opere più note, la Via Crucis per la chiesa di Santa Maria del Rovere, elaborata durante i suoi soggiorni estivi ad Alleghe, dove possedeva una casa-studio ispirata all’architettura tirolese.
Nonostante la scarsa propensione a viaggiare all'estero, Erler ebbe un’importante esperienza formativa a Parigi nel 1905, resa possibile dall’architetto Camillo Boito. Sebbene non abbia viaggiato molto, si spostò frequentemente tra città italiane come Milano, Venezia, Oderzo e Treviso, nonché in località come Positano e Alleghe, che ispirarono molti dei suoi paesaggi.
Negli ultimi ventidue anni della sua vita, Erler visse presso la famiglia Simioni, assistito da Irma Simioni, una sua ex allieva e modella, con cui instaurò un sodalizio artistico e personale. Irma, grazie a Erler, sviluppò le proprie abilità pittoriche e proseguì la sua attività anche dopo la morte del maestro. Erler morì nel 1964 a Treviso, e la città gli dedicò una retrospettiva nel Palazzo dei Trecento per onorare il suo contributo all'arte italiana.