UN PERCORSO SU MISURA
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PERCORSO ANIMALI
Il percorso Animali al Museo Bailo offre uno sguardo affascinante sulla rappresentazione del mondo animale da parte degli artisti, con un focus sulla vita rurale e sulla natura. Le opere di Guido Cacciapuoti e Luigi Serena si distinguono per la loro capacità di catturare la vitalità e la quotidianità degli animali, pur utilizzando stili e tecniche diverse.
Cacciapuoti, con le sue sculture in terracotta, si concentra sul realistico e dettaglio degli animali. Gallo e gallina (1913-14) è un esempio di come l'artista riesca a trasmettere equilibrio e quiete, con le figure che si uniscono in un unico punto di contatto, creando una dinamica visiva attraverso le diagonali dei loro corpi. La base simula un cortile, mentre il modellato del piumaggio è estremamente accurato. Quest’opera può essere paragonata a Amori illeciti (circa 1915), in cui Cacciapuoti esplora una passione inaspettata tra un gallo e una faraona.
In Maialini (1913-14), l'artista cattura l'energia di un gruppo di suini durante il pasto, con un modellato che fa sembrare gli animali emergere dal fango. Il movimento è enfatizzato dalla disposizione delle figure e dalle linee parallele e perpendicolari. In Tacchini (1916), Cacciapuoti mostra una coppia di gallinacei, con il maschio in corteggiamento e la femmina più composta, mentre la patinatura in bronzo esalta i dettagli della scultura. Le opere di Cacciapuoti riflettono sia la sua familiarità con la terracotta, ereditata dalla tradizione familiare, che la sua sperimentazione, affinata durante gli anni a Treviso. La sua profonda connessione con il mondo animale emerge anche nelle sue parole: "Nella vita tutti gli uomini cercano un rifugio: io l’ho trovato nel silenzio degli animali e a questo mi affatico per renderlo espressione".
Luigi Serena, con il dipinto a olio Cavalli all'abbeveratoio (1900), propone una visione diversa della vita rurale. Qui, uomini e animali condividono un momento di riposo in una giornata estiva. La scena, ambientata in un'aia, mostra cavalli che si dissetano e persone impegnate in attività quotidiane. La luce, protagonista della composizione, crea effetti cromatici intensi e dinamici grazie ai contrasti tra ombre e luci. Serena, ispirato dalla pittura di paesaggio francese e dai Macchiaioli toscani, sviluppa uno stile personale in cui il rapporto tra colore e luce è fondamentale.
In sintesi, il percorso Animali del Museo Bailo offre un’esperienza variegata: le sculture di Cacciapuoti celebrano la forma e il dettaglio degli animali, mentre il dipinto di Serena esplora il ruolo della luce e dell'ambiente nella vita rurale.
PERCORSO SCULTURA
Il PERCORSO SCULTURA del Museo Bailo offre una panoramica sull'evoluzione della scultura, dal Neoclassicismo alle sperimentazioni del primo Novecento, con un focus particolare su Arturo Martini [conversazione].
Il percorso inizia con Antonio Canova, massimo esponente del Neoclassicismo . Si può ammirare una statua di Venere in gesso patinato, che riprende l'iconografia della Venere pudica . Questa Venere è una versione ottocentesca tratta da una delle quattro versioni in marmo realizzate da Canova, e si distingue per la sua quasi integrale nudità ispirata al modello antico. Accanto a Canova, si trova il Busto di Antonio Canova realizzato da Luigi Zandomeneghi nel 1823. Zandomeneghi, attivo nell'area veneto-veneziana e interprete del clima neoclassico, realizza questo busto in marmo in seguito alla morte di Canova. Il busto, pur ispirandosi all'autoritratto di Canova, mostra un volto più realistico rispetto alle rappresentazioni idealizzate dell'artista.
Il percorso prosegue con le opere di Arturo Martini, che rappresentano un punto di svolta nella scultura del Novecento. La sua formazione artistica, avvenuta tra Treviso, Venezia e Monaco di Baviera, lo porta a sperimentare diverse tecniche e stili.
Tra le opere giovanili di Martini, si possono osservare:
Maternità/Amore materno/Figura mostruosa (1910), un'opera in gesso patinato che mostra una figura inquietante che abbraccia un giovane, influenzata dal soggiorno a Monaco e dal gusto Secessionista. La scultura trasfigura l'iconografia tradizionale della Maternità, esprimendo il dolore della morte. Martini stesso riconosce l'influenza dello scultore serbo Ivan Meštrović su questa opera.
Fanciulla piena d'amore (1913), un gesso che raffigura una fanciulla pronta a dare un bacio [conversazione, 6]. In quest'opera si notano influenze dello Jugendstil, conosciuto a Monaco, e di Modigliani, conosciuto durante un viaggio a Parigi.
Le sculture di Martini del periodo successivo mostrano un ritorno alla forma e un interesse per i modelli classici. Tra le opere di questo periodo si trovano:
Pisana (1930), un bronzo che rappresenta una donna addormentata, identificata con l'eroina del romanzo di Ippolito Nievo . L'opera, che unisce antico e moderno, esprime una sensualità naturale e rimanda al tema delle figure dormienti.
Adamo ed Eva (1931), una scultura in pietra di Finale che raffigura la coppia dei progenitori in un contesto primordiale. La scultura, collocata all'aperto, richiama i modelli della statuaria arcaica.
Venere dei porti (1931), una terracotta refrattaria che raffigura una donna seduta, con lo sguardo perso nel vuoto, in una dimensione di "sconsolata indolenza. L'opera, realizzata con una superficie grezza, associa il tema dell'attesa al vivere quotidiano della prostituta.
Il percorso include anche il ciclo della Via Crucis (1926-27), sei formelle in terracotta che rappresentano episodi della Passione di Cristo. Queste formelle mostrano un'attenzione all'arte medievale e un recupero delle radici storico-artistiche.
Questo percorso permette di apprezzare la varietà e la ricchezza della scultura, dalle forme classiche alle sperimentazioni moderne, e di scoprire l'opera di Arturo Martini, un protagonista della scena artistica italiana del Novecento.
PERCORSO MODA
Il PERCORSO MODA del Museo Bailo si presenta come un'esplorazione della società di fine Ottocento e inizio Novecento, attraverso gli occhi degli artisti che hanno ritratto i suoi protagonisti. Le opere esposte vanno oltre la semplice rappresentazione della moda, diventando documenti che narrano i valori, le aspirazioni e le trasformazioni sociali di un'epoca cruciale.
Iniziando con Luigi Serena e il suo Ritratto della Signora Zamprogno Dal Din del 1908, ci troviamo immersi nell'alta società di Montebelluna, dove l'eleganza sobria e l'attenzione per la cultura erano tratti distintivi. Il catalogo della Biennale di Venezia del 1903, tenuto tra le mani dalla signora, sottolinea il ruolo attivo delle famiglie facoltose come committenti e acquirenti d'arte. Serena, con la sua abilità nel cogliere l'essenza dei soggetti attraverso l'analisi fisionomica e l'introspezione psicologica, adatta il suo stile al soggetto. Questo ritratto, uno dei pochi a figura intera, fu realizzato in un periodo in cui l'artista, a causa di problemi economici e di salute, intensificò la sua attività di ritrattista. Nonostante le nuove tendenze artistiche, Serena rimase un punto di riferimento per gli artisti del suo territorio.
Proseguendo con Bepi Fabiano e Donne in maschera del 1927, si osserva l'evoluzione artistica dell'autore. Dopo un periodo dedicato alla caricatura e all'illustrazione, Fabiano si avvicina al movimento novecentista, concentrandosi sulla definizione dei volumi e sull'equilibrio cromatico. In quest'opera, l'artista crea un'ambientazione essenziale dove le figure dialogano con lo spettatore attraverso pose ed espressioni. L'uso del pastello, tecnica che aveva caratterizzato i suoi esordi nell'illustrazione, rimane un elemento distintivo del suo stile.
Il Ritratto di Teresita Lorenzon del 1923 di Lino Selvatico ci trasporta negli anni Venti, con la loro moda audace. La giovane ritratta, con il suo taglio di capelli alla garçonne e l'abbigliamento alla moda, incarna perfettamente lo spirito dell'epoca. L'opera, ambientata nella casa-studio milanese dell'artista, dimostra come Selvatico fosse in grado di unire la ritrattistica ufficiale con la resa del carattere e della dimensione intima. Proveniente da una famiglia di elevato status sociale, Selvatico si specializzò nella rappresentazione di modelli mondani ed eleganti, con influenze europee tipiche della Belle Époque. La sua ritrattistica femminile ebbe una tale risonanza da oscurare la sua produzione di ritratti maschili e di bambini.
Infine, Giulio Ettore Erler con il Ritratto di Margherita De Donà Calzavara del 1911 offre un esempio di ritratto ufficiale tipico dell'alta società. L'eleganza dell'abito, con i suoi dettagli raffinati, e la posa della figura sulla pedana della carrozza sottolineano lo status sociale della donna ritratta. Erler, formatosi all'Accademia di Venezia e Brera, si distingue per una pittura robusta, con un'attenzione particolare ai dettagli e alla resa del carattere dei personaggi. Nonostante le novità artistiche del periodo, Erler mantenne una sensibilità ottocentesca, isolandosi progressivamente dagli ambienti artistici.
Il PERCORSO MODA si rivela quindi un viaggio nella storia, nella cultura e nell'arte di un periodo di cambiamenti significativi. Ogni opera esposta offre una prospettiva sul ruolo dell'arte come specchio e interprete della realtà, mostrando come gli artisti hanno saputo cogliere e trasmettere l'essenza del loro tempo attraverso la figura umana e il suo abbigliamento.
PERCORSO RITRATTI
Il PERCORSO RITRATTI al museo Bailo offre uno sguardo affascinante sull'evoluzione della ritrattistica attraverso le opere di Gino Rossi e Giovanni Apollonio, due figure chiave dell'arte trevigiana del primo Novecento.
Iniziamo con Gino Rossi, di cui ammiriamo "Donna seduta / La donnina allegra". Realizzato tra il 1913 e il 1919, quest'olio su cartone presenta una donna seduta con abiti semplici, un ventaglio in mano, il capo chino e lo sguardo basso. L'opera si distingue per l'essenzialità delle forme e l'uso di due colori primari, giallo e blu, delineati da un segno marcato che crea zone bidimensionali. La storia del dipinto è complessa: esposto nel 1913, suscitò scandalo per il suo linguaggio innovativo. Successivamente scomparve per poi ricomparire dopo la seconda guerra mondiale, con alcune modifiche rispetto alla prima versione. Il soggetto femminile, già presente in opere precedenti di Rossi, assume qui una maggiore essenzialità, riflettendo una svolta verso una rielaborazione dello stile cubista. L'opera mostra un allontanamento dall'antinaturalismo degli anni bretoni, per abbracciare una nuova costruzione plastica della figura.
Proseguendo, incontriamo Giovanni Apollonio, di cui possiamo osservare diversi ritratti che ci mostrano la sua versatilità e il suo talento. "Autoritratto con cappello e pipa" del 1903, è un'opera giovanile dove la pennellata dinamica rende con efficacia i particolari del soggetto, come il cappello, la cravatta e il fumo della pipa. Passando al "Ritratto del Cavalier Moresco" del 1907, si può notare come Apollonio abbia sviluppato uno stile più maturo. Il ritratto, caratterizzato da uno sguardo austero, è ricco di dettagli realistici, come le rughe d'espressione e i capelli diradati, che evidenziano l'età del soggetto. La scelta del colore dello sfondo, un rosso pompeiano, è legata alla residenza dei Moresco, un importante luogo di incontro per artisti e intellettuali.
Infine, "Dopo pranzo alla Moncia" del 1908, ci presenta un'immagine più intima e informale della Contessa Sofia Felissent Moresco, ritratta in una trattoria fuori città. A differenza del ritratto “ufficiale” del marito, questo dipinto, realizzato un anno dopo, mostra uno stile differente, più legato all'Impressionismo. La scena, illuminata da una luce intensa, cattura un momento di serena quotidianità. La contessa, sorridente e vestita alla moda, ostenta la sua emancipazione fumando, un gesto considerato all'epoca inadeguato per le donne di alta società. La pennellata rapida e sintetica, insieme alla scelta del soggetto e dell'ambientazione, riflettono l'influenza della pittura francese. Tutti i dipinti di Apollonio qui esposti provengono dal lascito della Contessa Sofia FelissentMoresco.
Attraverso questi ritratti, il museo Bailo offre un'esperienza immersiva nell'arte del primo Novecento, mettendo in luce le diverse interpretazioni del genere e le evoluzioni stilistiche degli artisti.
PERCORSO VITA QUOTIDIANA
Il PERCORSO VITA QUOTIDIANA del Museo Bailo offre uno sguardo profondo e sfaccettato sulla quotidianità del passato, catturata attraverso gli occhi di artisti che hanno saputo interpretare la realtà con sensibilità e maestria. Il percorso non si limita a una mera esposizione di scene di vita, ma invita a riflettere sui cambiamenti sociali, sulle condizioni di vita e sulle emozioni che hanno caratterizzato diverse epoche.
Uno dei fulcri del percorso è rappresentato dalle opere di Luigi Serena, un artista che, dopo la sua formazione a Venezia, si è trasferito a Treviso, diventando un osservatore attento della vita locale. Le sue opere spaziano dalle scene di lavoro, come "Lavandaie sul Sile", che mostra donne intente nelle loro fatiche quotidiane lungo il fiume, a scene di mercato e momenti di intimità domestica. In "Lavandaie sul Sile", in particolare, la pennellata sciolta e l'attenzione ai dettagli luministici richiamano la pittura verista di fine Ottocento. Serena dimostra una particolare sensibilità nel ritrarre la figura femminile, immortalata in una varietà di contesti, dai lavori domestici alle passeggiate con le amiche.
Un'altra opera fondamentale nel percorso è "L'estrazione del lotto in piazzetta San Marco" di Eugenio Bosa, che cattura un momento di vita popolare nella Venezia del XIX secolo. In questa scena affollata, l'artista ritrae con vivacità la varietà sociale e culturale della città, lontana dalle glorie del passato e vicina ai moti insurrezionali del '48. Bosa si allontana dal Romanticismo storico, scegliendo di rappresentare il popolo contemporaneo nei suoi costumi e debolezze. L'opera è stata acquisita grazie al lascito dell'imprenditore Sante Giacomelli, una scelta insolita per il collezionismo dell'epoca, che preferiva opere con contenuti storici.
Il percorso "Vita Quotidiana" non tralascia le tematiche sociali, come testimoniato dall'opera "Vittime (La Preghiera)" di Luigi Serena, in cui una madre e la figlia pregano in una chiesa, in una scena carica di disperazione e malinconia. In quest'opera, Serena si avvicina ai temi del verismo sociale, dimostrando la sua attenzione alle tendenze artistiche emergenti. Il dramma umano delle due figure, rimaste sole, emerge con forza, richiamando la poetica degli umili trattata anche da altri artisti del suo tempo.
Infine, il percorso offre uno sguardo sul passato attraverso opere come il "Gruppo della famiglia del pittore con il primo autoritratto" di Francesco Hayez. Quest'opera, realizzata negli anni veneziani, mostra l'influenza della pittura locale e dei suoi protagonisti, raffigurando un ambiente domestico e assorto. L'opera, acquistata dall'abate Bailo per la sua collezione personale, confluisce successivamente nelle raccolte dei musei civici trevigiani.
In sintesi, il percorso "Vita Quotidiana" del Museo Bailo consente di apprezzare non solo la maestria artistica di autori come Serena, Bosa e Hayez, ma anche la ricchezza e la complessità della vita quotidiana nelle epoche passate, attraverso rappresentazioni di lavoro, momenti di svago, scene intime e di riflessione.